Itinerario "La Setta degli Accoltellatori" a Ravenna
Agguati e delitti che per cinque anni insanguinarono la città 150 anni fa
Un'itinerario fuori dal comune, che ripercorre i punti della città di Ravenna in cui nel periodo risorgimentale si riuniva la setta e dove furono commessi agguati e omici.
Ravenna 1874: al processo della Setta degli Accoltellatori gli imputati furono 23, accusati di aver inferto oltre duecento coltellate nei dodici delitti di cui si erano macchiati.
L’attività criminosa si svolse tra il 1865 e il 1871, culminò col processo, che ebbe vasta risonanza in tutto il Paese, istruito in città nel 1874 contro i 23 presunti accoltellatori, quasi tutti condannati. Un processo che fece eco in tutta Italia, richiamando la stampa nazionale.
A distanza di 150 anni, un itinerario vi porterà alla scoperta dei luoghi dove segretamente la setta si riuniva e nei punti in cui si tennero gli agguati e i delitti che per circa cinque anni insanguinarono la città, gettandola nel terrore. Tredici reati di sangue, otto morti, sei feriti, centosette pugnalate inferte, una sola firma: quella della setta degli accoltellatori di Ravenna.
Tutto comincia a Ravenna una sera del 1865, in via delle Melarance (oggi via Mentana), spesso si incontravano ubriachi che annegavano nel vino dell’Osteria della Grotta le amarezze sulla mancanza di lavoro e sulle incertezze del domani. Tra di loro vi erano molti ex garibaldini, qualcuno aveva anche partecipato all’impresa dei Mille, delusi per l'Italia unita, ma monarchica.
La monarchia era una pillola amara che loro non riuscivano ad ingoiare. Nelle osterie incitavano alla rivolta sostenendo che il Risorgimento era stato tradito e passarono dalle parole ai fatti, decisero di dare una lezione a quei “boia” che si arricchivano affamando la povera gente. Colpirne uno per educarne cento dicevano.
La prima vittima fu il direttore della Banca Nazionale di Ravenna, poi dopo una serie di ferimenti con la saracca (coltello da tasca romagnolo a lama dritta micidiale), ci scappò il primo morto, fu ucciso il procuratore del re. Gli ambienti repubblicani vennero setacciati e gli arresti furono all’ordine del giorno.
A mettere fine alla banda fu un delatore, un pentito diremmo oggi, Giovanni Resta, papalino poi divenuto repubblicano e infine anarchico.
Questi i principali fatti accaduti a Ravenna tra il 1865 e il 1871 e attribuiti alla setta detta "Degli Accoltellatori":
1) Ferimento Monghini, 3 gennaio 1865, ore undici pomeridiane
Il Cavalier Antonio Monghini esce dal “Circolo Ravennate” (attuale sede del Credito Romagnolo), attraversa la Piazza, prende per via Palserrato (ora via Cairoli) e imbocca poi la strada di Porta
Sisi (ora via C. Ricci e via Mazzini). All’angolo del vicolo Pignata viene ferito alla schiena con arma da punta o da taglio. L’aggressore fugge ritornando per il vicolo Pignatta (detto un tempo vicolo di San Nicolò).
2) Ferimento Fusconi, 9 settembre 1867, ore dieci pomeridiane
Il Dottor Sebastiano Fusconi esce dalla farmacia Gelli (davanti a S. Maria Maddalena) e, per la via di Porta Sisi (tratto attualmente denominato via C. Ricci), infila la via della Tesoreria (attuale via Mariani) e svolta per via di Roma (via del Corso) a destra per entrare nella sua abitazione (palazzo davanti all’istituto Galletti).
Poco dopo la svolta viene pugnalato. I due attentatori fuggono verso Porta Nuova.
3) Ferimento Ghezzo, 13 settembre 1867, ore otto e un quarto pomeridiane
Il negoziante e banchiere Emilio Ghezzo passeggia in Piazza Maggiore davanti al muro della Dogana (attuale sede Banca Nazionale del Lavoro) quando viene colpito all’avambraccio da una scarica di pallettoni. Riporta 4 ferite.
4) Assassinio Cappa, 1 giugno 1868, ore nove e mezza pomeridiane
Il Cav. Cesare Cappa, procuratore del Re, diretto verso la sua abitazione (palazzo d’angolo fra le attuali via Mariani e vicolo Corradini, parte opposta della Casa dello Studente) in compagnia del suo sostituto, avv. Malacorda, esce dal vicolo San Vincenzo (via Antica Zecca), traversa la strada e mentre infila la chiave nella porta di casa è pugnalato a morte.
5) Assassinio Fangareggi, 6 marzo 1870, ore una della notte
La guardia daziaria Alfonso Fangareggi di servizio alla Porta Nuova, viene chiamata mentre si scalda al fuoco acceso nel posto di guardia e uccisa con una coltellata nell’atto di chinarsi con la chiave in mano per aprire la porta.
7) Duplice assassinio Tassinari, 18 apri/e 1870, ora imprecisata della notte
I fratelli Augusto e Luigi Tassinari, detti i Paganèll, vengono uccisi il primo con 26 pugnalate davanti alla chiesa del Torrione, il secondo con 24 pugnalate e poi gettato dal Ponte Nuovo.
8) Assassinio Soprani, 20 giugno 1870, ora imprecisata della notte
Ulisse Soprani, detto “Birdèn”, viene ucciso a coltellate nella strada di S. Croce (fra le attuali via Galla Placidia e via Piero Traversari, attorno alla distrutta basilica di S. Croce).
9) Assassinio Gambi, 22 agosto 1870, ore otto e mezzo poneridiane
Giacomo Gambi, detto ‘Baracula”, venditore di cocomeri, viene ucciso all’esterno di Porta Serrata (via S. Alberto) con un colpo di pistola mentre ripone la propria merce.
10) Assassinio Casadio, 10 dicembre 1870, ore undici e mezza pomeridiane
Gallo Casadio viene colpito (19 ferite) nei pressi del Caffé Artistico (via C. Ricci di fronte a S. Francesco).
11) Ferimento Plazzi 10 dicembre 1870, ore undici e mezza pomeridiane (pochi attimi prima dell’uccisione del Casadio)
Gaetano Plazzi, detto “Si scud”, calzolaio, viene colpito, per scambio di persona, nello scomparso vicolo Belle Arti (il vicolo portava da via Baccarini a via Mazzini sbucando davanti al Palazzo della Provincia, nell’area attualmente occupata da Piazza Caduti).
12) Ferimento Guberti, 16 aprile 1871, ora imprecisata della sera
Angelo Guberti, detto “Cumarön”, negoziante, mentre torna a casa in compagnia dell’amico Fortunato Trincossi viene colpito da una scarica di pallettoni fuori porta S. Mama, in via Bastione.
13) Ferimento Plazzi, 13 maggio 1871, ore 10 pomeridiane
Gaetano Plazzi, brigadiere delle guardie forestali, omonimo del calzolaio ferito il 10 dicembre dell’anno precedente, mentre siede ad un tavolino del Caffè del Corso (vicino a S. Maria in Porto) viene ferito da un colpo di pistola sparato attraverso i vetri del Caffè.
14) Assassinio Gherardi 27 maggio 1871, ora imprecisata della notte
Il giovane Celeste Gherardi viene ucciso con 26 pugnalate all’inizio della via Bassa (dopo la via S. Mama oltre lo scolo Lama; la via Bassa costeggia la via Ravegnana, dallo scolo Lama al ponte Assi).
La Romagna era ai tempi terra di gruppi ribelli e indomabili, di accese passioni politiche. La difesa dell’onore era un concetto tenuto in gran conto anche in ambienti popolari, laddove il sentirsi superiori dipendeva proprio dalla capacità di duellare. Molti romagnoli usavano come arma di difesa la saracca, la tenevano in tasca, assai diffusa dal XVII secolo ai primi del Novecento. Il Passatore ritratto spesso col trombone che probabilmente non usò mai, era l’arma dei briganti calabresi, in realtà pure lui usava il coltello. Anche Mussolini da ragazzo pare fosse espulso dal collegio dei salesiani, a Faenza, per un colpo di coltello inferto ad un compagno.
Grazie ai riferimenti alla toponomastica attuale è possibile calcare i passi di questi delitti del passato, immaginando una città diversa ma di cui molti palazzi e vicoli sono rimasti a testimonianza.
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